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Le poesie di Vera Ambra cercano un nuovo linguaggio poetico. Il limite di ogni poeta, la paura di chi si accinge a poetare è la incomunicabilità. Il poeta parla per sé o parla per gli altri? Il poeta vuole essere capito?

hanno scritto:

 

Salvatore Camilleri - Storico e poeta siciliano

Adriano Peritore - Critico d'Arte - Palermo

Cosimo Rodia - Critico leggerario - Taranto

Alfio Patti - Poeta - Catania

Dino Ales - Critico d'Arte - Palermo
Loris Binotto - Critico letterario

 

Maurizio Gregorini - Roma - de Il Giornale d’Italia

Umberto Pioletti Giornale di Sicilia
Alessandro Spina La Sicilia
Gabriella Reina La Sicilia
Ombretta Grasso La Sicilia,
Patrizia Torrisi Affari


Fabio Manfrè
Artista a tutto tondo!
Catania dicembre 91
    Vera Ambra oltre la sua attività di scrittrice è una donna impegnata nel sociale e nell’universo culturale della Regione. Si è spinta, nell’arco di circa un decennio, fino alla concretizzazione di “momenti e movimenti” che testimoniano l’entità di una ricerca condotta con severa modestia ma con la consapevolezza di contribuire allo sviluppo di un’idea: “analizzare, sviscerare nei suoi contenuti” la nostra società.
    È così che in un gesto, un’azione, un atteggiamento, si configurano ora progetti e indagini di largo respiro umanistico, ora strofe poetiche e brevi novelle. L’impegno sociale diventa così un tutt’uno con l’azione poetica e, attraverso strumenti come l’associazione culturale “Centro Studi Spazio Vita” (della quale l’autrice e presidente), viene approfondito l’interesse ai problemi più evidenti di una società in continua espansione. Tali problematiche, di riflesso, incidono fortemente non soltanto sulla donna impegnata socialmente, ma coinvolgono altresì la sua identità di intellettuale.
    Era il 1987 quando Vera Ambra svelava, in una già forte vena poetica, tutta l’energia e l’entusiasmo che, dopo anni di silenzi riflessivi, doveva esplodere sotto forma di versi e novelle.
    Nel corso di questi anni, l’evoluzione è stata rapida ed ha condotto l’autrice verso una maturità che si dimostra sempre aperta a nuove esperienze come si evince dal complesso eterogeneo delle attività della Nostra. È questa una vicenda culturale sofferta, costruita nell’intimo, che fonda le proprie radici sul duplice terreno dell’introspezione e del disinganno di un’anima poetica e di un pensiero intellettuale mai assopiti.

 


Anna Ruggeri  
     Avvocato
Catania marzo 92
     Vera Ambra non ama autodefinirsi poetessa. Ma chi parla di lei dà per scontato, quando la inserisce a pieno titolo, anche se con degli opportuno distinguo, nel lettrismo, in quel movimento cioè o “arte” che accetta la materia delle lettere ridotte e diventate semplicemente se stesse (Isidore Isou).
     Le poesie di Vera Ambra cercano un nuovo linguaggio poetico. Il limite di ogni poeta, la paura di chi si accinge a poetare è la incomunicabilità. Il poeta parla per sé o parla per gli altri? Il poeta vuole essere capito?
     La ricerca di un nuovo linguaggio poetico è una rivendicazione elitaria o serva a portare ai lettori la voce appassionata del poeta che piange e grida? Io preferisco dare, per Vera Ambra la seconda risposta. L’Autrice ci parla col suo linguaggio, perché nel poetare non né ha uno diverso. Ma come il bambino che piange perché vuole parlare con la mamma, così le poesie di Vera Ambra sono l’avvio di un dialogo, che parte da certe frasi, da versi in cui non esistono segni di interpunzione. È troppo facile per il lettore pensare ad Ungaretti prima maniera, per l’ermetismo di certi versi: “Balocchi calpestano / pudori innocenti / istinti ribelli / nell’insieme cellule / contaminano l’esistenza / nell’inutile ricerca / di frammenti senza ordine”.
     In “La voce delle donne” c’è molto di inespresso, ci sono pagine bianche, da cui si staccano poche parole, come da una situazione di silenzio. Vera Ambra isola nel verso le parole, in modo da rendere tutta la loro violenza semantica.
Perché quelle parole (o quei frammenti di parole) isolate nel corso di un verso? Perché il ricorrere di tutti quei contenitori, vuoti o pieni, indicati come spazio - cuore - trappola - labbra - mento - sipario - casa - porta - persiana - anfratto? Perché quella contrapposizione tra copertura e trasparenza? (“Nascondetevi” e “spalanca le finestre”).
     Forse perché Vera Ambra dice Mi sono mascherata, ho perso cose.” E si riferisce al passato. E per il futuro? Forse si riferisce al futuro “odore di libertà e “voglia di crescere”? 


 

Cristina Milazzo
     Direttore Editoriale di "Sotto il vulcano"
     

«Per me scrivere è stato un modo di affrontare l’essenza della vita in maniera dignitosa. Il lettore non va tediato con elaborazioni colmi di tristezza, questa non è un’arte, ma va accompagnato in un mondo fatto di luce, di speranza, in cui il verso o la prosa abbiano una propria collocazione propositiva».
In modo rivoluzionario e coraggioso Vera Ambra, autrice catanese, con calma ed estrema lucidità, ci introduce nel mondo della poesia. La scrittrice, che per anni, ha lavorato sul suo modo di comporre, è riuscita ad uscire dagli schemi classici e normali della poesia, che portano lo scrittore a piangersi addosso per cercare la comprensione negli altri o la necessità di sfogarsi con gli scritti.
Per lei la sofferenza fa parte della vita di ogni individuo e, come tale, deve essere affrontata, comunicata e superata, affinché l’uomo possa continuare la sua esistenza, reagendo e diventando sempre più forte.
Vera certamente è una donna forte, sicura e battagliera, perfettamente in equilibrio tra la ragione e l’anima, così come i suoi versi, estremamente comunicativi, che si districano tra metafore, simbolismi e cruda realtà. La sintesi regna nelle sue poesie colme di ricordi, trasposizioni del passato alla ricerca del nuovo incubi trasformati in incanti, lacrime divenute sorrisi.



Franco Lazzerini
     Poeta
    Roma, Gennaio 95
 … Ho letto con meticolosa periodicità il tuo libro che ho trovato interessante e complesso. La tua è una Poesia molto personale e direi di avanguardia che scava nel profondo e non di facile interpretazione, almeno nel primo impatto. Non è facile capire il tuo credo poetico e quindi apprezzarne le finalità ed i meriti.



Luigi Maino  
     Critico letterario
     Milano, 1995
     Si capisce sin dall’inizio del suo libro che Vera Ambra desidera percorrere orizzonti insoliti. I suoi versi arrivano a ondate successive senza soluzione di continuità, mancano di punteggiatura, sono essenziali e incidono la superficie apparente delle cose e dei sentimenti. Le onde si ingrossano, prendono forza e vigore; infine un fortunale si abbatte sulla Sicilia (l’Autrice vive a Catania) e non solo lì. L’ultima composizione rappresenta l’inizio di una azione destinata a intensificarsi. Le parole abbandonano i significati consueti e, andandosene per conto loro, lasciano orfana la realtà; naturalmente la realtà che fa cerchio intorno alle anomalie del nostro tempo: politica, affarismo, camorra e mafia, ed anche una certa falsa religiosità.



Anna Maria De Vito Scheible
Critico letterario
Roma, Aprile '95

Nel complesso la raccolta poetica “La Voce delle donne” presenta una varietà di toni e di ispirazioni, quasi in testimonianza di una immediatezza di pensiero ed una facoltà di espressione posseduta profondamente e in modo partecipe. Nel decomporsi della parola non vi è nulla di gratuito e di gioco, ogni verso è connubio di pensiero, sentimento, riflessione e deduzione. Seguono tra un alternarsi di stati d’animo poesie raccolte in tre parti. La prima: “Sei luna” con toni che segnano un filo di speranze, ma come la luna intona: “il canto/che le sirene regalano ai marinai la notte”. Nella seconda parte: ‘L’attimo” vi sono pensieri per sfuggire ai rimpianti che “nell’illusione replica / il vecchio cantastorie. La terza parte: “La voce delle donne” ha un tono deciso, indirizza messaggi. La poetessa “scolpisce” in una fusione di lingua e di pensiero, che rasenta la perfezione. un sincero atto di accusa, che investe la storia dell’intera umanità.



Gianni Ianuale  
     Poeta
     Marigliano 3.2.97
     

Nostalgiche emozioni invitano l’Autrice a vincere il male con un lirismo suadente. dove l’aria spazia all’infinito nel magico universo dell’anima. Un indugio a vivere con gli occhi di sempre una natura incantata tra riflessi antichi e gioie nuove. Eppure il canto del silenzio non trascura le sofferenze né tanto meno la filologia del vissuto in un contesto quale testimonial di una vita sostenuta tra clessidre di speranza ma con lumi cosmici. Le sue opere viaggiano all’interno di alcuni volumi fatturati con l’intento di divulgare un pensiero libero da odi e da un cromatismo filosofico, dove il feeling del cammino storicizza ogni percorso nell’autenticità della propria esistenza. «Strappato nel ricordo - quel profumo di pelle - che indossavi la sera - mani scivolano - nei fondali del letto - respira la bocca - che disse soltanto - spalanca le finestre - per far entrare luce - a squarciare tenebre che da troppo dimorano». Si direbbe che l’Autrice coglie l’attimo fuggente per cantare un passo del cuore. Una poesia la sua, che traccia frammenti iridescenti di luci alternati a riflessioni pacate della sera, un indubbio valore di una versatilità che emerge con il linguaggio di chi assapora le bellezze del creato con raggio infinito.



Prof. Giovanni Pasqualino
 Saggista e critico musico-letterario -
Catania '97
     

    Vera Ambra ha recentemente pubblicato il suo ultimo volume di liriche dal titolo Pudore Per i tipi della Ediprom di Catania.
     La poetessa siciliana segna un’altra tappa del suo significativo itinerario artistico iniziato nel 1992 con La voce delle donne e portato avanti con le due pregevoli raccolte poetiche del 1995 Favola e La polvere e il vento.
     I versi di Pudore ci propongono un variegato e profondo mondo interiore espresso con un linguaggio ricco di simboli e fantasmagorie che conducono ad una vera e propria multisemanticità concettuale. L’autrice ripercorre un autentico viaggio nella memoria, tentando di riannodare le fila di gioie e tormenti, ansie e abbandoni della sua vita, nelle significative tappe di adolescente, ragazza, madre e infine donna.
     Ed è proprio la Donna che affiora nel mondo poetico di Vera Ambra, la donna con tutte le sue sublimi bellezze e le sue eccentriche contraddizioni; essa trova ricetto e simultaneamente esplode in una danza verbale che trova per noi la sua più alta espressione in versi come questi: “Rubami l’ultima bellezza, comprami le allodole, sono breccia aperta, aquila e colomba, stella al galoppo, pelle di ferro ...farfalla maledetta.


Gian Federico Brocco
Saggista e critico letterario - Roma
 

Le sue poesie non sono rivolte, come potrebbe sembrare ad una lettura superficiale, a riconfluire nell’animo di chi le scrive, ma veri messaggi cifrati, alcuni più chiari, quando traspare lo sdegno e la riprovazione, soprattutto ne “La voce delle donne” vera e propria, e altri più oscuri quando entrano in gioco ricordi e sensazioni personali.
La libertà dei versi senza titolo di Vera Ambra è dettata, oltre e ancor più che da scelta stilistica, dalla necessità di "occultare", cioè nel tendere, a far intuire più che a chiarire, quasi il motivo ispiratore fondamentale desideri rimanere segreto. Questa particolarità psicologica rende personale e dà un ulteriore motivo di interesse al lavoro poetico.
La poetessa che ha già dato molto al mondo della cultura e al riscatto della condizione femminile. Le immagini poetiche sono espressione di un duplice percorso, scandito da due differenti scritture, quasi a sottolineare che si sta esprimendo l’intimo dell’infimo poetico. Il suo percorso che dall’amore per il compagno giunge spontaneamente all’amore per i figli, passa trafitto alla scoperta del tradimento e dell’abbandono. In “Pudore” si trova un’alta cifra espressiva, dettata dal sangue e dall’infinita tristezza, che giunge al fondo dell’amaro calice per testimoniarlo al mondo. Nella parte finale un approdo ad un’appartenente calma, la calma di chi ha subito una ferita indelebile. La vera poesia è testimonianza, originale e profondamente umana.
Leonardo Lodato 
Giornalista  Catania
     Giornalista, curiosa del mondo degli spettacoli e del costume in genere, Vera Ambra dedica “In punta di piedi” alla danza visitandola da un lato meno scontano e frequentato.
Introspezione, crisi dell’Essere e inquietudini dell’Esistenza si intrecciano in quel sentimento che fa oscillare i protagonisti di questo breve racconto tra le ribellioni dell’età giovanile e la saggia calma dell’età adulta. Il tutto tra citazioni e autocitazioni costruite su un linguaggio musicale, moderno e raffinato.



Nunzio Pino
      Pittore - Catania

Ero ad un tavolo d’amici quando, improvvisamente la mia attenzione viene calamitata da una persona che senza averla mai per anni conosciuta mi ha dato l’immediata sensazione di conoscerla da sempre. Credo d’aver subito intuito d’assomigliare a lei, non certo nelle fattezze corporee, ma in quella capacità che ha un’anima poetante di moderare i sentimenti senza sdolcinature e di alleggerire la profondità del dolore con un sorriso che ha la leggerezza di un verso.
In lei alberga l’inquietudine di una donna che è in costante movimento e nello stesso tempo diventa un porto quieto per il navigante.
Il dialogo che lei riesce ad instaurare con la “parola” è coinvolgente.
Prof. GIORGIO POLI
- Presidente Soc. Filarmonica "Pietro Borgognoni"  Pistoia
"La lettura ha provocato in me una forte emozione perché vi ho colto un temperamento vivace, una personalità risentita la cui voce vuol diventare quella di tutte le donne. Scopro una voce femminile calda, intensa, vera, che piega le parole, anzi le violenta perché esprimano, quasi con lampi di luce, un mondo interiore in fermento, in ebollizione. La Voce delle Donne mi appare un libro segnato dalla forza dirompente della verità. - Mi sono mascherata/di verità - lei dice quietamente. Siamo talmente abituati a mentire e la nostra vita è diventata così inautentica che occorre una maschera per recuperare la verità."



Renato Pennisi
Catania ottobre 99
 Conosco Vera Ambra per le sue poesie intime e colloquiali (in particolare rammento il libro “Pudore” del 1997), ma “In punta di piedi” è la sua prima opera narrativa. La vicenda sentimentale tra una cronista disillusa e un ballerino in lotta con senso di nulla che gli marca la vita, è continuamente rivoltata e annodata in un gioco di specchi simmetrici e deformanti, in cui la storia è raccontata da entrambi i protagonisti, figure solo in partenza lontane che nel succedersi del racconto sembrano quasi fondersi, divenire lo stesso personaggio. Ogni storia d’amore, sembra ammonire la scrittrice, unisce e divide gli esseri umani, li esalta, dà a loro uno scopo che si rivela effimero come lo scatto muscolare della danza sotto la luce algida di un riflettore.

 

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