Bambola di legno
Raccolta poetica
Sono
trascorsi oltre vent’anni da quando ricevetti una lettera da Milano. A
scrivermi era una Casa Editrice che aveva esaminato il mio manoscritto
“Bambola di legno”.
La
lettera conteneva delle bellissime parole e sottolineava lo spessore
della mia poesia. Fin qui tutto bene, tranne che per garantire
l’investimento che avrebbero fatto su di me... occorrevano ben 9
milioni. Era il 1987 e 9 milioni tutti insieme non li avevo ancora
visti! Fu così che Bambola di legno ritornò a dormire nella
cartellina assieme alle altre poesie.
Soltanto
nel 1991 diedi alle stampe La voce delle donne e dopo mille
peripezie nel 1997 estrapolai una raccolta da Bambola di legno,
che pubblicai con il titolo Pudore.
Naturalmente mi ripromisi che un giorno avrei pubblicato il manoscritto
originale, dunque è arrivato il momento.
Di fatto
le poesie contenute in Pudore subirono dei mutamenti a causa di
una naturale maturazione artistica avvenuta durante tutti questi anni...
Per non
snaturare né la prima stesura (che è una poesia spontanea, naturale,
senza influenza di alcun genere, quella che non ha letto mai nessuno,
tranne l’editore di Milano, bontà sua, qualora si sia degnato di
leggerla), né la seconda (Pudore) alla quale sono molto affezionata, la
prima raccolta è stata integrata nella cronologia con la seconda. In
questo modo ogni cosa è tornata al proprio posto.
A
differenziare i due momenti saranno i caratteri di stampa diversi, la
prefazione di Alfio Patti e la mia presentazione all’Opera.
Un
grazie a tutti voi.
Catania
28 gennaio 2008
Vera
Ambra
Un’indagine faticosa
Presentazione
di Vera Ambra
Ero io quel pezzettino che cercava una ragione.
Se la gioia e il dolore sono portavoce della vita, la poesia di sicuro
nasce dalla fatica di vivere.
Per guarire ho inventato il sostegno, la necessità di dire con la
consapevolezza, di muovermi dentro un cerchio che, spezzandosi, ha
tracciato il punto di fuga.
La mia vita scorreva su binari sereni prima di scoprire che una donna,
infiltratasi silenziosa nella vita di mio marito, aveva turbato
irrimediabilmente il nostro matrimonio, frantumando-lo.
La perdita dell’uomo che - simbolo di saldezza - aveva catturato il mio
cuore, si era trasformata, quasi per una funzione meccanica, in un
teatro d’ipocrisia e convenzioni; allontanandomi sempre più, sono
diventata prigione e prigioniera della mia umana presunzione.
Poi con gli anni uno spiraglio di luce ha cominciato a rischiarare la
confusione, i dubbi e i rimorsi; palpando la vera essenza delle cose,
ho aperto gli occhi.
Queste righe ripercorrono la ricerca di una intera esistenza.
Con forza quasi morbosa, ho voluto – nel ricordo –
salvare un rapporto d’amore... perso per amore.
Un’indagine faticosa, la mia, fatta con l’obiettivo di ritrovare in me
quella donna che, sazia del suo soffrire, scopre l’umiltà d’esistere e
ritrova la pace.
Attraverso anni di solitudine ho imparato a tradurre in quiete
l’agitazione per ciò che era diventato, a brandelli, voglia di farcela, di essere più forte della mia stessa paura.
E così “con l’occhio guarito della calma” sono tornata a ritroso
su quel passato per guardarlo “come fossi mare da nave che
s’allontana”.
La poesia è stata la risorsa della ragione; è stata tutto
ciò che, attraverso il fuoco della parola, è diventato strumento
potente per sdrammatizzare la solitudine e riconciliarmi con la vita.
Adesso, con l’unica certezza che la natura degli eventi è il nuovo
terreno in cui muoversi, via via ho tramutato la mia quotidianità come
le righe che adesso posso scorrere con una sorta d’intimità, quasi
fossero un libro illustrato.
Ciò potrebbe sembrare, ad occhi estranei, l’offerta di una personalità
rinnovata, la ricerca di una nuova dignità. Ma accettare di navigare
in un mare sempre agitato e non più “tempestoso” non è frutto
di sola rassegnazione: soltanto con grande forza sono riuscita a sfumare
i contorni dell’antica vita e ridipingere un nuovo mondo.
Il risultato di quest’impresa non è certo la sembianza di una vittoria,
ma il ritrovato coraggio interiore di determinare il mio futuro con la
consapevolezza che il mondo vive assieme a me e io intorno ad esso.
Ho una visione complessa del mio mondo? Forse, ma con una sola certezza:
la mia vita è una realtà ...e non può essere negata. |
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